martedì 1 aprile 2008

Oriana Fallaci non era da sola


Qualche giorni fa ho scoperto che ci sono altri scrittori in Europa che hanno le stesse idee che aveva Oriana Fallaci. E sono contenta di non essere da sola a pensare come lei. Cui troverete un altro articolo scritto da Pilar Rahola, pubblicato oggi a La Vanguardia.
La foto, che ho preso da Internet, è stato fatta a Londra, qualche messe fa, in una manifestazione intitolata “La Religione della pace” convocata da una comunità islamica inglese. Non credo che sia bisogno d’aggiungere dei commenti perché parla per se.
Cui è la traduzione dell’articolo “Risposta a Tahar ben Jelloun”. Un altra volta, Grazie Signora Rahola.


“Dopo avere sconfitto il fascismo, il nazismo e lo stalinismo, il mondo affronta una nuova minaccia totalitaria di scala globale: l’islamismo”. “L’Islamismo è un’ideologia reazionaria che finisce con l’ugualità, con la libertà e con il secolarismo. Il suo trionfo solo può condurre a un mondo di dominazione”. Ci neghiamo a rifiutare al nostro spirito critico per paura di essere accusati d’islamofobia, un concetto sfortunato che confonde la critica allo Islam come religione con stigmatizzare dei loro credenti” E, finalmente, “Nel mio paese, se si picchia, tortura o ammazza un uomo, si chiama assassinato. Quando si ammazza una donna, si chiama tradizione”.
Nessuna de queste parole è uscita del famoso film “Fitna” (calvario) fatta dal deputato olandese Geet Wilders. Non sono neanche delle parole di scrittori occidentali ignoranti o perversi riguardo al Islam. Le tre prime frasi rispondono al manifesto che dodici intellettuali firmarono quando c’era la polemica dei caricature di Maometto, la maggioranza di loro musulmani: Ayaan Hirsi Ali, Chahla Chafiq, Irshad Manji, Mehdi Mozaffari, Talisma Nasreen, Salman Rushdie, Ibn Warraq o Maryam Namazie. E la frase sulla oppressione delle donne è uno dei molti scritti compromessi che la scrittrice di Bangladesh e premio Sarajoy, Talisma Nasreen, ha fatto a modo di denunzia, e che hanno significato una fatua condannandola a morte.
Se comincio così la mia risposta critica all’articolo intitolato “Paura al Islam” che Tahr Ben Jelloun ha pubblicato sabato scorso nella Vanguardia, non è per mancanza d’argomenti propri, ma per situare nel suo posto giusto le cose. La denunzia contro l’Islam fondamentalista non emana della paura patologica dell’Occidente verso i musulmani, ma dei fatti, discorsi e, sfortunatamente, delle tragedie vere che lo stesso Islam progetta sul mondo. È una critica, quindi, che nasce del compromesso con la libertà, e questo compromesso lo fanno proprio, con alto rischio per loro vite, molti intellettuali musulmani che hanno detto definitivamente basta. Di solito senza altro sostegno che la sua innata valentia, abbandonati a una solitudine immorale per i suoi colleghi scrittori. Non mi vale, quindi, la scempiàggine di considerare che gli occidentali abbiamo paura di l’Islam, come se questo fosse frutto d’una ignoranza supina, una cattiveria endemica o, direttamente, un pregiudizio.
Per scontato, ci sono delle critici che nascono del pregiudizio, e non sarò io chi neghi l’esistenza della islamofogia, come esiste il razismo. Ma, caro Tahar Ben Jelloun, ¿Non ci sono dei motivi per avere paura dell’Islamismo? ¿Si inventa Geet Wilders le frasi, le chiamate alla yihad dei capi islamici, le immagini degli insanguinati attentati che, nel nome dell’Islam, si hanno perpetrato? No, e quest’è il dramma, che il materiale pel oddio non è stato inventato da un capo della strema diritta, al contrario, emana del proprio corpo sociale e politico del mondo islamico. Certo, il deputato utilizza questi eventi perversamente, perché mescola religione e ideologia, in un totum revolutum intrinsecamente cattivo. Ma il problema è anteriore incluso a le sue cattive intenzioni. Il problema del mondo, se mi permette, non è Geet Wilders, ma il vero attacco alla libertà che l’ideologia fondamentalista esercita, con efficacia notabile, in tutti i posti dove consegue avere incidenza.
Scusi, ma mentre in Europa qualche disegnatori fanno delle caricature critiche con Maometto –nella linea della tradizione libertaria contro le religioni che marcarono tutto il secolo XX-, o appariscono delle iniziative come quella di Geet Wilders, rifiutati da tutti, a diecine di paesi islamici inculcano l’oddio contro gli ebrei, disprezzano le donne, demonizzano la Lettera dei Diritti umani e anche sovvenzionano dei gruppi terroristi che mescolano Dio e la morte.
Temo che il problema della convivenza nel mondo non è la paura all’Islam, ma la paura alla libertà che, nel nome dell’Islam, inculca l’ideologia fondamentalista. E questa paura ammazza.

Articolo scritto da Pilar Rahola per La Vanguardia, pubblicato l’1 aprile ’08

6 commenti:

Jesulin ha detto...

Anche d`accordo con te, però questa Rahola... è un pò... senza parole

Gli amici di Georges (Brassens) ha detto...

Non ti capisco. Cosa vuò dire? A me piaciaono molto le sue parole contro tutto questo "buenismo" stupido che non me permete dire che non mi piace l'Islam senza essere chiamata "razista".
E no m'importa per niente cosa è la Rahola. Solo m'interessa come auttrice di scritti come questo.

Anna ha detto...

La Rahola avrà tante cose ma, senza parole, non resta mai.

Parole saggie ha detto...

Di solito Pilar Rahola ha ragione coi temi islamisti, delle donne... Ma a volte diventa pazza! Per esempio, ultimamente critica senza troppo argomenti agli studenti della Autonoma. Non so cosa gli succede con noi! Non tutti vogliamo uccidere il rettore!

Manitousports ha detto...

Ciao,

Metto il sigillo come che l`ho letto, dopo facciendo la pausa sento che non leggo il blog.
Sempre leggo però non so che dire, questa Rahola non mi piace niente e ho abitato un tempo al nord d`affica e non voglio sapere niente delle persone che vivono per questa terra. Si capisce¿?¿?

Per certo, questo Jesulin chi è?

Gli amici di Georges (Brassens) ha detto...

Alfons, non so chi è Jesulin.
A me non piace specialmente la Rahola e penso che si che ha volte diventa pazza. Ma è anche vero che quello che dici in quest'articlo è difficile di negare. Specialmente le parole degli scrittori arabe, tutti minazati di morte per dire quello che dicono!